a cosa serve lo yoga?
Solo il viandante che ha peregrinato nel suo infinito mondo interiore potrà accostarsi all’Anima, scoprendo che per anni altro non ha fatto che cercare Lei, poiché Lei è dietro e dentro ogni cosa.
I viaggi si fanno per cercare Anima e le persone si amano in quanto simboli di Anima.
Carl Gustav Jung
La parola yoga deriva dalla radice sanscrita “yuja”: unire, integrare, mettere insieme.
È integrando la dimensione materiale a quella spirituale che l’identità si riscopre anima ed è questa scoperta che conduce l’individuo alla conquista di una felicità permanente, obiettivo di ogni pratica spirituale.
La pratica dello yoga produce lampi, bagliori che illuminano questa consapevolezza.
L’ignoranza, “avidya”, è la causa di tutti i tipi di sofferenza: l’obiettivo ultimo dello yoga è la guarigione attraverso la rimozione di quel velo di illusione che ci porta ad identificarci con un corpo e una personalità assorbiti da un universo materiale.
praticare Raja yoga
Tra le innumerevoli forme di yoga, il Raja yoga, la più antica, si definisce come “via regia” o via “del processo”: la natura processuale è data dagli 8 rami o livelli (ashtanga) che il praticante spirituale attraversa, passo passo, nel percorso verso l’autorealizzazione.
Gli 8 livelli, descritti negli “Yoga Sutra” da Patanjali, padre di tutte le variazioni e forme di yoga oggi praticate, sono:
yama – armonizzazione delle relazioni interpersonali;
niyama – armonizzazione delle sensazioni interiori;
asana – postura o movimento fisico, sincronizzato con il respiro, con la consapevolezza focalizzata su di uno specifico punto fisico o energetico;
pranayama – espansione della coscienza attraverso la disciplina del respiro;
pratyahara – raccoglimento ed eliminazione di tutte le distrazioni esterne alla persona;
dharana – concentrazione della mente;
dhyana – meditazione;
samadhi – liberazione.
I percorsi laboratoriali della montagna sacra si concentrano sui primi 4 rami: le cosiddette pratiche “esterne” (bahir yoga) funzionali a preparare il corpo e la mente per gli ultimi tre stadi del samyam, o yoga “interiore”.
Approcciando lo yoga come disciplina spirituale attraverso la pratica “Raja” ci viene offerta la possibilità di avanzare nel processo verso l’autoconoscenza e l’autorealizzazione del sé godendo, allo stesso tempo, delle trasformazioni collaterali di cui beneficiano il corpo e la mente.